QUANTO PAGHEREMO TRA QUALCHE TEMPO L’ABBIGLIAMENTO?

Buongiorno a tutti, voglio condividere un ragionamento fatto in questi ultimi tempi. Tutti siamo preoccupati riguardo l’altissimo prezzo del petrolio che è chiaramente andato ad impattare sull’inflazione europea, americana e non solo, portando i costi dei raffinati come benzina e diesel a prezzi che non si vedevano da anni. Il costo per i trasporti è un qualcosa che chiaramente và ad impattare sulla vita quotidiana.
Ho quindi analizzato tutte le materie prime principali, dalle energetiche alle agricole, dalle industriali alle preziose, fino ad arrivare alle soft, ed è proprio qui che si è focalizzata la mia attenzione: tra queste c’è il cotone, che ha raggiunto oramai dei massimi pluriennali che non si vedevano da ben 10 anni, l’ultima volta nel 2011.
Ho quindi correlato l’impiego del cotone al mercato azionario, in particolare a qualche azienda di abbigliamento. Tra queste Ralph Lauren, azienda americana, che personalmente apprezzo molto.
Un’azienda di abbigliamento, per poter creare i propri capi, ha chiaramente tantissima necessità di cotone, a cui si aggiungono altri materiali come fibre sintetiche quali Acrilico, Nylon e Poliestere, fibre prodotte da polimeri ottenuti da composti di natura organica (derivati dal petrolio), grazie a reazioni chimiche di polimerizzazione; ciò significa che se il petrolio continuasse a tenersi a prezzi alti, anche queste fibre andrebbero a costare di più alle aziende, dal momento che sono derivati da esso.
Il mio pensiero ora è: quanto andremo a pagare l’abbigliamento (ad esempio Ralph Lauren, ma lo stesso vale per altri brands) se le materie prime impiegate da tali aziende aumentano giorno dopo giorno il loro valore in moneta a ritmi vertiginosi? Per dire, il prezzo del cotone è aumentato dal 30 marzo 2020 del 142% circa, quello del poliestere è aumentato dal 50% all'80% negli ultimi mesi, mentre l'acrilico mostra aumenti dal 60% al 70% !
In che posizione si troverebbe una società a questo punto? Potrebbe aumentare i prezzi dei propri prodotti distribuendo quindi il rincaro dei prezzi delle materie prime a noi consumatori, oppure potrebbe mantenere i prezzi stabili (per rimanere in linea con i propri competitor) diminuendo però le proprie revenue e sappiamo che, quando le revenue di un’azienda calano da trimestre a trimestre, ciò non piace agli investitori che, perdendo fiducia, iniziano a vendere le azioni della società stessa, facendo decrescere il loro prezzo.
Credo che Ralph Lauren abbia trovato una soluzione a questo, puntando a diventare più sostenibile sul fronte dei materiali usati per i suoi vestiti, investendo in una startup che sta sviluppando un processo per riciclare le fibre tessili naturali. Un sistema che, ad esempio, consentirebbe di produrre nuovi capi dal recupero degli scarti del cotone; questa startup è Natural Fiber Welding, specializzata nelle scienze dei materiali. Il processo sfrutta principi chimici attraverso la manipolazione di legami molecolari. Le fibre tessili sono riciclate per la progettazione di nuovi tessuti in cotone dalle alte performance. Il materiale generato si chiama Clarus e, oltre che dal cotone, può essere ottenuto da qualsiasi altra fibra naturale, sia essa riciclata oppure materia prima.
Analizzando meglio la situazione potreste dirmi che nel 2011 il prezzo del cotone era ai massimi storici, eppure il prezzo delle azioni di Ralph Lauren si trovava quasi ai massimi storici (a circa 170$), intendendo quindi che gli altissimi prezzi del cotone avevano avuto impatto zero sull’azienda; a tal proposito aggiungo che nel 2011 non avevamo questi problemi di catene di approviggionamento, nel senso che gli ultimi mesi hanno fatto registrare forti aumenti dei costi di trasporto e di sdoganamento delle merci. Il costo dei noli dei container sono praticamente quadruplicati.
Il problema si aggrava se si considerano i pesanti ritardi che si stanno registrando nelle consegne (molti container non sono tornati in Asia durante i vari periodi di lockdown e questa situazione sta ancora incidendo sui tempi di attesa nell’arrivo delle materie prime). Il secondo problema che sta incidendo fortemente è l’aumento dei costi di sdoganamento. Stiamo infatti parlando di prodotti importati e quindi soggetti a controllo doganale e relativo sdoganamento. E’ anche preoccupante il costo della plastica. Consideriamo che, almeno il 70% dei filati viene roccato proprio su coni di plastica affinchè si possano poi utilizzare adeguatamente su telai per tessitura o su macchine di maglieria. In questo caso, l’aumento è stato di circa il 30% rispetto alla fine del 2020.
Quindi, ritornando alla domanda di prima, quanto pagheremo l’abbigliamento? Voi cosa ne pensate? Spero di avervi dato un buono spunto.
Buon trading a tutti, Matteo Farci.


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