Borse Usa chiuse ieri per Thanksgiving: lieve recupero per quelle europee. Francia nell’occhio del ciclone: Governo a rischio e sprea a livello greco. ECB verso il taglio di 25 bps, secondo il Governatore della Banca di Francia. Bond europei molto tranquilli: il BTP 10 anni rende solo 3,35%.
Le Borse europee chiudono in territorio positivo la seduta di ieri, 29 novembre, nonostante l'assenza di indicazioni da Wall Street, chiusa per il Ringraziamento. Milano ha guadagna lo 0,52%, Parigi lo 0,51% recuperando parte delle perdite del giorno precedente, legate ai timori di una crisi di governo per le difficoltà nell’approvazione del bilancio 2025.
A sostenere i mercati sono state le dichiarazioni di Francois Villeroy de Galhau, Governatore della Banca di Francia, che si è espresso a favore di un possibile taglio dei tassi di interesse da parte dell’ECB (BCE) nella riunione del 12 dicembre. «Ci sono tutte le ragioni per un taglio», precisando che l’entità della misura dipenderà dai dati economici disponibili. Queste parole hanno ridato fiducia ai listini, compensando le preoccupazioni suscitate dalle dichiarazioni precedenti di Isabel Schnabel.
Nel frattempo, l’attenzione degli investitori rimane alta sulle politiche commerciali degli Stati Uniti. La presidente dell’ECB, Christine Lagarde, ha dichiarato che è troppo presto per valutare l’impatto dei nuovi dazi annunciati da Donald Trump, che potrebbero colpire settori chiave come l’automotive e il lusso. La nomina di Scott Bessent come segretario del Tesoro è vista come un segnale rassicurante, dato il suo approccio pragmatico ai dazi e la consapevolezza dei rischi economici. Sul fronte obbligazionario, lo spread tra BTP e Bund chiude stabile a 122 bps, col rendimento del decennale italiano sceso a 3,34% dal 3,41% della seduta precedente. I rendimenti del decennale francese tocca 3,03%, eguagliando quelli della Grecia per la 1’ volta, con il differenziale OAT-Bund ai massimi dal 2012 nel timore di un voto di sfiducia contro il premier Barnier sulla legge di Bilancio 2025. Sul valutario, il Dollaro si rafforza, col cross verso Euro che scende a 1,055, e quello Dollaro/Yen attono a 151,7. Gli analisti segnalano che la liquidità sui mercati è stata ridotta dalla festività americana, limitando i volumi di scambio.
Anche il prezzo del petrolio è stato stabile, col WTI (greggio di riferimento Usa sotto 69 Dollari/barile. I mercati attendono la prossima riunione dell’OPEC (cartello dei maggiori esportatori), rinviata al 5 dicembre, che discuterà il piano di eliminazione graduale dei tagli volontari alla produzione. Le tensioni in Medio Oriente, alimentate dalle parole del Premier israeliano Netanyahu, potrebbero influenzare i prezzi nelle prossime settimane. In Asia, le borse hanno registrato performance contrastanti. L’indice CSI300 cinese è salito di +1,3% grazie alle aspettative di nuove misure di stimolo economico, mentre il Nikkei giapponese ha perso -0,3%, penalizzato dall’apprezzamento dello Yen, ai massimi di 5 settimane. Il Kospi coreano ha perso il -2,0% a causa delle difficoltà della società Hybe, coinvolta in una disputa con il gruppo K-pop NewJeans. Oggi, 29 novembre, i futures di Wall Street sono in rialzo medio di +0,3%. La resilienza dell’economia americana e l’attesa di misure protezionistiche continuano a sostenere il mercato azionario, con guadagni diffusi. In particolare, il Russell 2000 segna un aumento dell’8% a novembre, grazie al ritrovato favore verso le piccole e medie imprese, mentre il Nasdaq 100 e l’S&P 500 crescono rispettivamente del +2% e +3% da inizio mese. In Europa, novembre si chiude con bilanci complessivamente negativi: Parigi perde -2,2%, l’Eurostoxx 50 -1,3% e Milano -1,7% (aggiustato del dividendo staccato il 18 novembre). Fa eccezione Francoforte, in rialzo di quasi +2,0%. A livello globale, il rally di Wall Street spinge l’indice MSCI World verso un guadagno mensile del 4%, mentre l’MSCI Emerging Markets cede il -3,5% a causa delle incertezze sull’economia cinese. Sul fronte macroeconomico, l’inflazione tedesca è salita al 2,2% annuo a novembre (dal 2,0% di ottobre), pur rimanendo sotto le stime del 2,3%. A livello europeo, l’indice armonizzato si attesta al 2,4%, stabile rispetto al mese precedente e al di sotto delle attese. Questi dati rafforzano le aspettative di un possibile taglio dei tassi da parte della BCE. Il mercato obbligazionario europeo beneficia di questa situazione, con il rendimento del Bund decennale ai minimi di 2 mesi e quello del BTP 10 anni al livello più basso da oltre due anni. Tra l’altro, in Italia, il Tesoro ha collocato senza difficoltà Eur 8,25 miliardi di BTP con rendimenti in calo rispetto all’asta precedente. In particolare, i BTP a 5 anni hanno registrato un rendimento del 2,79%, minimo da settembre, mentre quelli a 10 anni pagano 3,39%, il livello più basso dal maggio 2022. Negli USA, il Dollaro si appresta a chiudere novembre con un guadagno di +2,9%, il miglior risultato degli ultimi 2 anni e mezzo. L’economia Usa continua a sorprendere per la sua solidità, mentre l’Eurozona è stagnante fragile. Gli investitori puntano su una probabilità del 68,6% che la Fed tagli i tassi -25 bps a dicembre, mentre solo il 31,4% prevede tassi invariati.
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